Perché la felicità?

Pubblicato il 7 giugno 2023 alle ore 03:25

Cosa ci spinge a cercare una posizione comoda? A girarci nel letto ed abbracciare il cuscino, ad accoccolarci sotto le lenzuola, o a sentire la voglia di qualcosa di buono e andare a sbirciare nella credenza, o uscire un po' di casa quando siamo annoiati. Cosa ci spinge insomma a cercare la felicità?

Vi confesso che questa è una domanda che mi accompagna da tempi non sospetti, e che non avendo trovato risposta neanche attraverso la letteratura e la filosofia, si è rivelata un bel domandone. La mia tesi di laurea specialistica in psicologa clinica era intitolata "Dalla meditazione all'ottimismo" e mi ha permesso di scoprire che il denaro è solo agli ultimi posti tra le cause di felicità, mentre ai primi c'è la capacità di stare nel presente e godersi ciò che arriva, il sentirsi integri e integrati in un gruppo, in una rete di relazioni appaganti.

Spesso la felicità è considerata un'emozione, e l'emozione è diciamo, un contenitore, un etichetta, che racchiude un pacchetto di sensazioni fisiche, epidermiche, muscolari, viscerali, termiche. In soldoni, una sensazione di piacevolezza tattile, muscoli di tutto il corpo rilassati, pancia in primis, respiro leggero, corpo tiepido, mente sgombra, presente al qui ed ora, pensieri positivi, apertura. Vi risuona?
Già rievocare nel corpo queste sensazioni significa forse anche rievocare un ricordo, o anche più di uno...
A volte è un'energia inebriante che sprizza da tutti i pori, altre volte è quiete.
In psicosomatica PNEI si parla tanto spesso di ormoni del benessere, le famose endorfine. Ne possiamo produrre un bel po' nel nostro cervello con pratiche di Mindfulness, meditazione ed altre discipline cosiddette di lunga vita, così come con lo sport fatto con passione.
E si parla anche di ormoni del piacere come la serotonina, di cui la nostra pancia fa una bella scorta per tutto il corpo, quando ci sentiamo coccolati e al sicuro.

 

Ebbene questo risponde al "come" tecnicamente ciò avvenga, e potremmo spiegare nel dettaglio come a livello chimico la sintesi di questi ormoni e neurotrasmettitori ha luogo. Eppure non risponde alla curiosità di sapere cosa alimenta in noi questa esigenza di benessere. Darwin potrebbe citare la sua teoria evoluzionistica parlando dell'istinto di sopravvivenza, ma sappiamo bene che sopravvivere non equivale a Vivere.
Il buddismo ci potrebbe dire che è proprio superando il bisogno, il desiderio di star bene, lo sforzo di star bene, che si entra nello spazio di non-attaccamento, di libertà e pace interiore profondissime, e tanti ce lo confermano. E lo sappiamo bene anche noi che nei tempi moderni possiamo trovare tante proposte a tal fine.
Nei corsi di Meditazione e nelle altre pratiche immersi nel verde, tra le braccia di Madre Natura, abbiamo sperimentato molte volte questi spazi interiori vastissimi e senza nome, quindi possiamo rispondere anche al "come fare".
Resta da comprendere, forse, e non in un modo intellettuale ma interiore e appunto psicosomatico, cosa ci spinge, quale anelito ci guida, verso una sempre migliore armonia interiore per le strade della vita...
A voi la parola!
Se avete voglia di condividere le vostre intuizioni con me, non esitate a telefonarmi. Sarà un dono prezioso.
Intanto vi auguro serenità e vita piena buone cose.

Eleonora Dunya di Federico
Ecopsicologia e Mindfulness Psicosomatica